Per diversi anni Greta Thunberg, almeno nell’immaginario mediatico, è stata la ragazzina con il cappotto giallo e le treccine che si batteva per la più giusta delle cause: salvare il pianeta.
A meno di non essere un negazionista climatico, un editorialista di qualche giornale di destra che si divertiva a usare la parola “gretini” o Donald Trump, era praticamente impossibile non essere d’accordo con lei.
Greta, insomma, era il simbolo innocuo della battaglia contro la crisi climatica. E in quanto tale veniva continuamente invitata a parlare nei parlamenti nazionali e nei consessi internazionali, dove riceveva applausi a scena aperta.
Ma da qualche tempo a questa parte, la percezione è cambiata radicalmente. Thunberg non si è mai piegata all’immagine docile e inoffensiva che i media le élite globali le avevano ricamato attorno, ma è diventata una militante politica a tutto tondo che si batte contro l’ingiustizia sociale, il capitalismo, l’imperialismo, il colonialismo, la misoginia e l’oligarchia tecnocratica. E non si limita a parlare o pubblicare contenuti sui social: mette il proprio corpo in prima linea nelle proteste climatiche più radicali o nei tentativi di sfondare il blocco navale intorno alla Striscia di Gaza, com’è successo di recente con la Global Sumud Flottila.
Lei stessa, del resto, ripete spesso che “non può esserci giustizia climatica senza giustizia sociale”. E questa posizione l’ha resa una figura scomoda, disturbante e minacciosa. Greta non è più l’adolescente con le treccine: è “un’antisemita”, una persona “moralmente confusa”, addirittura l’Anticristo.
Di questo ne è fermamente convinto Peter Thiel, uno dei più importanti magnati della Silicon Valley nonché uno dei principali esponenti della tech-right. Il co-fondatore di Paypal e il fondatore di Palantir non lo intende in maniera iperbolica o ironica, ma letterale: Thunberg è davvero l’Anticristo, o comunque una delle sue possibili incarnazioni.

Thiel sembra essere autenticamente consumato dall’ossessione per l’Anticristo, una figura che è menzionata esplicitamente soltanto in pochi passaggi di alcune lettere di Giovanni. Per il professore di studi religiosi Robert Fuller, autore di un saggio apposito su quella che lui definisce “una fissazione americana”, l’Anticristo “incarna il nemico finale di Cristo, destinato ad apparire alla fine della Storia per guidare le forze di Satana in un’ultima, disperata battaglia contro quelle di Dio”.
La sua forma non è mai stata specificata, ma lasciata in larga parte all’immaginazione. Il primo ad averne scritto in maniera organica, sistematizzando cioè le varie speculazioni del primo cristianesimo, è stato il monaco benedettino Adso da Montier-en-Der nel libello De Antichristo scritto tra il 949 e il 954.
Secondo Adso, l’Anticristo avrà le fattezze di un re tirannico che inganna gli uomini con miracoli, doni in oro e argento e il terrore. Verrà ucciso direttamente da Gesù o dall’arcangelo Michele sul monte degli Ulivi, dove il Signore è asceso al cielo.
Quello dell’Anticristo è dunque un concetto escatologico, strettamente collegato a quello della fine del mondo. Non a caso, è una figura che campeggia costantemente nella letteratura apocalittica e nelle ansie millenariste di culti e sette, soprattutto di stampo evangelico.
Ma è anche un concetto politico: nel corso dei secoli, sono veramente tanti i leader a essere stati bollati con quell’appellativo – da Napoleone fino a Saddam Hussein, passando per Osama Bin Laden e persino Donald Trump.
Ecco: in questi ultimi due anni Thiel sta presentando la sua personale versione dell’Anticristo in una serie di conferenze riservate che durano ore e si svolgono in aule universitarie o in luoghi privati. L’ultima tappa di questa specie di tour si è tenuta a San Francisco, tra lo scorso settembre e ottobre.

Nonostante il divieto di fare riprese o registrazioni, il contenuto di queste pseudo-lezioni è trapelato sulla stampa ed è al contempo molto bizzarro e molto inquietante. Come ha scritto sul Guardian Adrian Daub, professore di letteratura comparata all’università di Stanford (la stessa frequentata da Thiel), i sermoni del broligarca assomigliano più a un romanzo di Dan Brown che a una dotta dissertazione di “teologica politica”.
Il grosso problema è che non si tratta di un’opera di finzione che gioca con leggende popolari e credenze pseudo-storiche, ma di un mappazzone sincretico a cui uno degli uomini più influenti del mondo crede veramente.
Thiel attinge piuttosto confusamente da varie fonti. Dall’immaginario biblico, anzitutto; poi dalle teorie del filosofo francese cattolico René Girard (che è stato suo professore a Stanford) sul desiderio mimetico e sul meccanismo del capro espiatorio; da quelle del giurista tedesco Carl Schmitt, che aderì al nazismo nel 1933 e vedeva nella politica una lotta all’ultimo sangue tra “amici” e “nemici”; e infine dalla cultura popolare, tra cui il manga One Piece e il fumetto Watchmen di Alan Moore.
A ogni modo, secondo Thiel il problema principale della nostra epoca “apatica” e “zombificata” è una “paura quasi patologica” verso la tecnologia. Nel suo nevrotico tentativo di evitare l’Armageddon – che può essere la guerra nucleare, il collasso climatico o lo sviluppo di un’intelligenza generale che sfugge al controllo umano – la civiltà moderna starebbe dunque spalancando le porte a un pericolo ben peggiore, ossia l’Anticristo.
Quest’ultimo, prosegue il magnate, potrebbe salire al potere “facendo leva sulla nostra fobia anti-tecnologica e seducendoci con i suoi slogan sulla pace e sulla sicurezza”. In altre parole, questa figura ci trascinerebbe dritti verso la fine del mondo promettendo però di salvarci da essa.
Nel corso delle varie conferenze, Thiel ha elencato almeno altri due potenziali Anticristo oltre a Greta Thunberg: il futurista Nick Bostrom, noto per le previsioni apocalittiche sull’intelligenza artificiale; e il teorico Eliezer Yudkowsky, in passato finanziato da Thiel, che propone di bloccare completamente lo sviluppo dell’IA prima che sia troppo tardi per l’umanità.
In sostanza, il proprietario di Palantir è convinto che l’Anticristo sia un luddista che vuole fermare il progresso attraverso l’instaurazione di un “governo unico mondiale” – un’espressione che rimanda a una teoria del complotto anticomunista degli anni Cinquanta (poi rispolverata e aggiornata negli anni Novanta), e che nasconde le vere paure dei broligarchi della Silicon Valley: la regolamentazione dei loro affari e la tassazione della loro oscena ricchezza.
In una lezione, ad esempio, Thiel si è lamentato che “sta diventando sempre più difficile nascondere i propri soldi” a causa dei controlli incrociati degli enti finanziari internazionali. In un’altra si è chiesto sarcasticamente quale possa essere l’aliquota fiscale marginale di un ipotetico governo unificato su scala planetaria.

La soluzione alla venuta dell’Anticristo risiede dunque nel cosiddetto katechon, una forza che “trattiene” l’Apocalisse citata dall’apostolo Paolo nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi del Nuovo Testamento.
Carl Schmitt, per citare una delle ispirazioni di Thiel, cercò il suo katechon nel nazismo. Il giurista era infatti convinto che Adolf Hitler fosse in grado di fermare l’Anticristo – ossia l’Unione Sovietica, e più in generale le ideologie internazionaliste. Fu un errore tragico, ovviamente, perché alla fine l’Anticristo si è rivelato essere proprio Hitler.
Per Thiel il katechon è da intendersi in senso tecnologico e politico: l’Anticristo verrà fermato da un mondo frammentato in Stati nazione che non si intromettono negli affari degli innovatori (cioè i broligarchi), permettendo loro di accelerare il progresso e sventare l’Apocalisse, che coincide con l’avvento di uno Stato unico totalitario.
È una visione che, in fondo, ha poco a che fare con la religione e molto con l’ideologia radicalmente libertariana e antistatalista che Thiel promuove da tempo.
Il giornalista Gil Duran, autore della newsletter The Nerd Reich, ha scritto in un articolo su The New Republic che la fissazione del magnate per l’Anticristo andrebbe considerato come “un cinico espediente per alimentare ulteriormente le divisioni politiche” di un paese già altamente polarizzato.
Tutti questi discorsi sulla fine del mondo, inoltre, altro non sarebbero che dei “goffi tentativi di rafforzare l’alleanza con i nazionalisti religiosi all’interno del Partito Repubblicano, che a loro volta ricorrono a un linguaggio apocalittico per portare avanti i loro obiettivi politici”. In effetti, il giornalista Matthew D’Ancona ha definito le teorie di Thiel sull’Anticristo “una versione colta della teologia MAGA sulla fine dei tempi”.
Indicare a tutti i costi un Anticristo, e fare addirittura dei nomi, rimane comunque un’operazione estremamente controversa e pericolosa.
L’ha detto chiaramente Wilhelm Guggenberger, preside della facoltà di teologia all’università di Innsbruck, dove il presidente di Palantir ha tenuto una conferenza ritenuta “deludente” e “allarmante” dai docenti presenti.
“Thiel crede in modo quasi fanatico nel potenziale della tecnologia di risolvere i problemi”, ha spiegato Guggenberger alla rivista austriaca Falter. “Per questo individua il male principale del presente nel fatto che da tempo l’innovazione sembra essere entrata in una fase di stagnazione. Thiel collega questa visione a un pensiero di tipo apocalittico e alle immagini bibliche dell’Anticristo e del katechon. In modo problematico, Thiel cerca di identificare queste idee con persone o istituzioni specifiche degli eventi mondiali attuali”.
Del resto, come ha spiegato il professore Robert Fuller in un’intervista con Gil Duran, l’intero concetto dell’Anticristo “alimenta una mentalità da minaccia esistenziale. E con quella mentalità si mettono da parte tutte le differenze: si crea una coesione tribale, un’unità tribale, e si finiscono per giustificare anche atti immorali, perché per sconfiggere un nemico malvagio, un nemico satanico, si ritiene lecito fare qualunque cosa”.
Per intenderci: è difficile considerare Greta Thunberg un pericolo mortale per l’umanità se la si considera per quello che è effettivamente – una militante politica nota e influente, che da anni si batte con determinazione per cause progressiste. Ma se trasfigura nell’Anticristo, allora va fermata a tutti i costi.
Il punto è che Thiel è infinitamente più potente di Thunberg. Ed è esattamente questo il più gigantesco paradosso delle sue teorie sull’Anticristo: i tratti che ritrova in quella figura apocalittica, be’, si applicano perfettamente a lui stesso.
Il magnate ha un potere economico e politico impressionante, secondo soltanto a quello dell’ex socio Elon Musk. Oltre ad aver finanziato la prima campagna di Trump, ha letteralmente creato da zero la carriera politica di JD Vance, l’attuale vicepresidente. E soprattutto possiede delle aziende che sono al centro del sistema di sorveglianza globale, oltre a essere cruciali per l’apparato militare, tecnologico e repressivo statunitense.
Palantir, ad esempio, ha contratti miliardari con il Dipartimento della difesa e quello della sicurezza interna. Lo scorso settembre l’ong Just Futures Law ha ottenuto dei documenti che dimostrano come l’ICE – la temuta agenzia federale per il controllo dell’immigrazione che ormai è la polizia segreta di Trump – utilizza i sistemi di Palantir per identificare le persone da espellere dagli Stati Uniti.
L’azienda di Thiel non è però un semplice fornitore di software; è molto di più. “È un partner del governo che contribuisce a definire come vengono condotte le indagini, come vengono stabilite le priorità, come funzionano gli algoritmi e come vengono giustificate le decisioni”, ha scritto la ricercatrice Nicole Bennett su The Conversation. Tutto ciò, è bene ricordarlo, avviene nell’opacità più totale e al di fuori di ogni controllo democratico.
Leonardo Bianchi
È un giornalista e scrittore, e collabora principalmente con Internazionale, Valigia Blu e il Manifesto. Autore della newsletter Complotti!, che si occupa di complottismo e disinformazione, il suo ultimo libro è Le prime gocce della tempesta. Miti, armi e terrore dell’estrema destra globale.