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LA RIVOLUZIONE ALGORITMICA

Dobbiamo pretendere delle AI sostenibili

di Francesco D'Isa

Uno sguardo critico e filosofico sull’intelligenza artificiale e la sua influenza su società, cultura e arte. La rivoluzione algoritmica si propone di esplorare il ruolo dell’AI come strumento o co-creatore, interrogando i suoi limiti e potenzialità nella trasformazione dei processi conoscitivi ed espressivi.

La diffusione dell’intelligenza artificiale (AI) si accompagna a una crescita della domanda energetica globale. Per alimentare i propri data center, le big tech stanno investendo in soluzioni controverse come l’energia nucleare, spinte dalla necessità di garantire un rifornimento costante e affidabile di elettricità, data l’imprevedibilità di fonti rinnovabili come il solare e l’eolico. Nonostante siano in corso promettenti studi per rendere le AI meno energivore, la crescita della domanda supera di gran lunga il ritmo delle innovazioni tecniche per ridurre l’impatto ambientale delle AI.

Ma quanto consumano le AI generative? Delle recenti ricerche hanno dimostrato che una singola immagine generata da modelli come DALL-E può consumare l’equivalente di una ricarica completa di uno smartphone, mentre mille immagini inquinano quanto percorrere circa 6,5 km in macchina. In confronto, un modello di generazione di testo produce emissioni equivalenti a quelle per percorrere solo un metro con lo stesso tipo di veicolo, equivalente al 16% di una ricarica telefonica. Su scala globale, milioni di richieste giornaliere contribuiscono a una domanda energetica significativa. L’impatto cresce ancora se si considera anche il training dei modelli AI, che, sebbene sporadico, è molto inquinante: l’addestramento di GPT 3 ad esempio ha emesso circa 500 tonnellate di CO₂.

Un impatto notevole dunque, che va inserito in un contesto saturo di attività altrettanto o più impattanti. Il consumo di carne bovina, ad esempio, produce fino a 60 kg di CO₂ per ogni kg (circa 6000 immagini fatte con AI), e l’uso di un’automobile a benzina emette circa 120-180 grammi di CO₂ per chilometro. Anche lo streaming video, spesso ignorato, contribuisce in modo rilevante: guardare un’ora di video su uno schermo grande in HD genera fino a 55 grammi di CO₂.

Le Ai applicate a determinati settori scientifici potrebbero aiutarci a contrastare il cambiamento climatico, e, in alcuni casi potrebbero persino limitare l’inquinamento – creare un video “tradizionale” inquina molto, spesso più che con una AI. Lo scenario però non lascia spazio all’ottimismo. Le big tech più che a limitare i consumi sembrano intenzionate a restare in cima alla competizione, e, se possibile, speculare ulteriormente in altri settori, come quello del nucleare. Una soluzione è forse possibile, ma richiederebbe un forte intervento politico a favore dell’ambiente – ma la politica al momento pare più intenzionata a criminalizzare chi protesta per il clima.

Francesco D’Isa

 Francesco D’Isa, di formazione filosofo e artista digitale, ha esposto internazionalmente in gallerie e centri d’arte contemporanea. Dopo l’esordio con la graphic novel I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato saggi e romanzi per Hoepli, effequ, Tunué e Newton Compton. Il suo ultimo romanzo è La Stanza di Therese (Tunué, 2017), mentre per Edizioni Tlon è uscito il suo saggio filosofico L’assurda evidenza (2022). Le sue ultime pubblicazionio sono la graphic novel Sunyata per Eris edizioni (2023) e il saggio La rivoluzione algoritmica delle immagini per Sossella editore (2024). Direttore editoriale della rivista culturale L’Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste, italiane ed estere. È docente di Filosofia presso l’istituto Lorenzo de’ Medici (Firenze) e di Illustrazione e Tecniche plastiche contemporanee presso LABA (Brescia)​.

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