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Friendship in Warzone

di Matteo Lupetti

“Credi che possa nascere un amore anche in battaglia?”  chiede Hal “Otacon” Emmerich al protagonista Solid Snake nel videogioco Metal Gear Solid (Konami, 1998). 

“Credi che possa nascere un’amicizia anche in battaglia?” si chiede il cortometraggio The Zone (2024) di Daniele Imani Nobar, premiato con il Critics’ Choice Award all’edizione 2025 del Milan Machinima Festival, che si è tenuta online e a Los Angeles. Un machinima, un film realizzato all’interno di un videogioco, in questo caso la seconda versione del videogioco di guerra online Call of Duty: Warzone (Activision, 2022).

The Zone, Daniele Imani Nobar, 2024

L’artista ha registrato e montato la partita in cui ha conosciuto Jibi, il compagno di squadra che gli era stato casualmente appaiato per combattere nell’ambientazione di Al Mazrah, capitale dell’immaginaria repubblica caucasica (ma arabofona) di Adal. A partire dagli anni 2000, nell’epoca della Global War on Terror statunitense, la serie Call of Duty ha contribuito a renderci familiare la guerra, le sue tattiche e i suoi strumenti. Si è servita di consulenti militari, ha avvicinato il suo pubblico alle armi e i fabbricanti di armi al suo pubblico, ha partecipato alla militarizzazione della vita civile militarizzando parte della nostra socialità online, portandola in campi di battaglia virtuali progettati per massimizzare violenza e paranoia.

Parlano di dove vivono, e subito il mondo fisico inizia a infiltrarsi nel virtuale

Nonostante questo, e nonostante le barriere linguistiche, i problemi di connessione e i rumori del gioco, in mezzo agli scontri a fuoco Nobar e Jibi iniziano a parlare attraverso il microfono. “L’altro giocatore è all’oscuro di tutto e non sa che lo sto registrando, neanche io sapevo che avrei utilizzato le registrazioni per questo” ci ha scritto Nobar. Parlano di dove vivono, e subito il mondo fisico inizia a infiltrarsi nel virtuale, parlano di religione e infine la conversazione arriva a discutere, e a mettere in discussione, Call of Duty stesso e la sua rappresentazione delle città dell’oriente musulmano come sfondo della guerra globale degli USA.

MATTEO LUPETTI

Matteo Lupetti si occupa di critica di arte, arte digitale e videogioco su testate come Artribune e Il Manifesto e all’estero. Ha fatto parte della redazione della rivista radicale menelique e della direzione artistica del festival di narrazioni di realtà Cretecon. Il suo primo libro è “UDO. Guida ai videogiochi nell’Antropocene” (Nuove Sido, Genova, 2023), rilettura del medium videoludico nell’epoca del cambiamento climatico e all’interno dei nuovi percorsi multisciplinari che mettono in primo piano il non umano e la sua agency.

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