Il successo improvviso e inaspettato di DeepSeek, startup cinese di intelligenza artificiale, ha fatto tremare le big tech statunitensi, finora regine incontrastate del settore, causando reazioni forti e, a volte, anche scomposte.
Come quando Microsoft e OpenAI hanno dichiarato di star esaminando se DeepSeek abbia ottenuto output dalla tecnologia di OpenAI in modo non autorizzato, il che potrebbe violare i termini di servizio di OpenAI. David Sacks, imprenditore e investitore vicino a Trump, ha affermato che esistono “prove sostanziali” che DeepSeek abbia “distillato” la conoscenza dai modelli di OpenAI.
Un articolo del sito 404 Media ha sottolineato l’ironia di queste dichiarazioni, visto che la stessa OpenAI stessa è stata criticata per aver raccolto grandi quantità di dati da Internet senza autorizzazione, talvolta violando i termini di servizio delle fonti originali.
Questo non significa che DeepSeek non presenti lati oscuri o aspetti problematici. C’è, ad esempio, il problema della censura di fatti considerati sensibili dallo Stato cinese o quello che riguarda la sicurezza dei dati: DeepSeek, infatti, ha recentemente subito una significativa violazione della sicurezza, esponendo pubblicamente dati sensibili degli utenti, cronologie delle chat, chiavi di autenticazione API e log di sistema.
A causa del rischio concreto per la privacy degli utenti e della mancata collaborazione da parte dell’azienda cinese, il Garante della Privacy italiano ha bloccato la raccolta, l’elaborazione e la conservazione dei dati degli utenti italiani fino a quando non saranno chiarite le criticità evidenziate. È bene ricordare che il Garante aveva intrapreso azioni simili nei confronti di OpenAI a marzo 2023 e che a dicembre del 2024 ha sanzionato l’azienda statunitense con 15 milioni di euro per diverse violazioni della privacy.
Insomma, DeepSeek potrebbe non aver agito correttamente, ma non l’unica. Le sue caratteristiche innovative, ossia l’architettura innovativa, l’efficienza computazionale, il risparmio energetico e l’approccio open source, ci permettono di immaginare soluzioni alternative ai modelli dominanti, basati su sfruttamento delle risorse, sistemi chiusi e ampi margini di profitto.
Alessandro Mancini
Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista freelance, content creator e social media manager. Tra il 2018 e il 2020 è stato direttore editoriale della rivista online che ha fondato nel 2016, Artwave.it, specializzata in arte e cultura contemporanea. Scrive e parla soprattutto di arte contemporanea, lavoro, disuguaglianze e diritti sociali.