Con un tratto di penna, Donald Trump ha inaugurato una nuova era per l’intelligenza artificiale statunitense. L’ordine esecutivo 14179, pomposamente intitolato ‘Removing Barriers to American Leadership in Artificial Intelligence’, cancella le linee guida etiche e regolatorie stabilite dall’amministrazione Biden. In cambio? Deregolamentazione spinta, zero vincoli federali e via libera alla mano invisibile del mercato.
Trump presenta l’IA come un affare di sicurezza nazionale e di libertà d’impresa. Ma dietro la retorica patriottica si cela un piano molto chiaro: rimettere le redini dell’innovazione nelle mani delle Big Tech. Google, Meta, OpenAI brindano: niente più “lacci e lacciuoli” su trasparenza algoritmica, governance del rischio o protezione dei dati. L’America, secondo il tycoon, deve tornare a “guidare il mondo”, senza farsi imbrigliare da “burocrati e comitati etici”.
A coordinare la nuova strategia c’è David O. Sacks, imprenditore vicino a Elon Musk e oggi vero “zar” della deregolamentazione tecno-finanziaria. La sua visione? Un ecosistema dove IA e criptovalute crescano indisturbate, libere da interferenze statali. Un sogno per Wall Street, un incubo per chi teme derive distopiche.
Il prezzo da pagare potrebbe però essere altissimo. I rischi spaziano dall’opacità delle decisioni automatizzate alla manipolazione dell’opinione pubblica, fino a potenziali crisi sistemiche nei mercati finanziari. Il tutto in nome di un “progresso” che ignora deliberatamente le implicazioni sociali, democratiche e culturali dell’IA.
Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Europa si muove in direzione contraria. Con l’AI Act, Bruxelles alza un muro di regole: obblighi di trasparenza, divieti su applicazioni ad alto rischio, salvaguardie per cittadini e consumatori. Una visione diametralmente opposta, che fa della tutela dei diritti il suo perno.
Si allarga così la frattura geopolitica tra Washington, che intende rilanciare il mercato sovrano, e Bruxelles, che vuole difende l’etica digitale. Non è solo una disputa tecnica, ma uno scontro tra due diverse idee di futuro, dove l’intelligenza artificiale gioca un ruolo da protagonista. Sarà questa il terreno di battaglia su cui si gioca la prossima guerra fredda. Una guerra fatta di dati, algoritmi e potere.
Alessandro Mancini
Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista freelance, content creator e social media manager. Tra il 2018 e il 2020 è stato direttore editoriale della rivista online che ha fondato nel 2016, Artwave.it, specializzata in arte e cultura contemporanea. Scrive e parla soprattutto di arte contemporanea, lavoro, disuguaglianze e diritti sociali.