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Prove di democrazia computazionale: come l’AI potrebbe farci provare di nuovo fiducia nello Stato.

di Niccolò Carradori
Redazione THE BUNKER MAGAZINE

Chiunque abbia mai provato ad aprire un testo di diritto, o anche solo a leggere un documento ufficiale stilato da un qualsiasi organo amministrativo, sa quanto il linguaggio della legge assomigli a un idioma morto che, beffardamente, continua a legiferare sui vivi.

È come se le norme si ostinassero a parlare in endecasillabi criptici, nascondendo tra le pieghe delle subordinate l’informazione vitale che pretendono di comunicare.

Ecco allora che una startup pisana, Aptus.AI, lancia il suo Manifesto per una normativa a prova di IA con una proposta apparentemente semplice e al contempo rivoluzionaria: rendere le leggi machine-readable. Non si tratta solo di un vezzo da smanettoni giuridici, ma della possibilità di trasformare il diritto in un ecosistema più trasparente, tracciabile, intelligibile — e non solo per gli umani.

Dietro il tecnicismo del “formato leggibile dalle macchine” si cela un’ambizione più profonda: addestrare l’intelligenza artificiale a comprendere, spiegare, e perfino aiutare a scrivere le norme. Questo grazie ad Akoma Ntoso, uno standard XML sviluppato a Bologna (e battezzato in lingua akan con un nome poetico: “cuori legati”) già adottato da istituzioni internazionali e, in parte, dal nostro Senato. Il resto della produzione normativa, però, rimane imprigionato in formati anacronistici, indigeribili persino per un LLM — figuriamoci per un comune cittadino.

Il punto, come suggerisce Andrea Tesei, CEO di Aptus.AI, non è solo migliorare l’efficienza della macchina legislativa, ma ricucire il tessuto sfilacciato della fiducia tra Stato e cittadini. Perché una legge comprensibile — e magari spiegata da un’AI in tono amichevole — non è solo un atto amministrativo, ma un gesto di democrazia radicale.

Ma anche dando per buona l’intuizione, rimane sospesa una nota stonata nell’armonia dell’innovazione: perché a occuparsene dev’essere una startup privata? Delegare a un’impresa il compito di tradurre il diritto in linguaggio computazionale — e quindi anche la possibilità di interrogarlo, analizzarlo, interpretarlo — significa spostare l’ago della sovranità un po’ più in là, fuori dal raggio dell’interesse pubblico.

Niccolò Carradori

Ha studiato psicologia e nel 2013 è entrato a far parte della redazione di VICE Italia come redattore e staff writer, dove è rimasto fino alla chiusura della rivista. Negli anni ha scritto anche per Esquire, Rolling Stone, GQ e Ultimo Uomo. Dall’ottobre 2024 è entrato a far parte della redazione di The Bunker.  

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