“Fino a due ore fa era solo un prompt, ora è già in classifica.” È questo il futuro della canzone?
Sì, e non serve nemmeno guardare troppo avanti per accorgersene: succede già oggi, con una facilità disarmante.La vera sorpresa, però, è quando un prompt non si limita a generare brani nuovi, ma arriva a inventare un passato che non è mai esistito.
È quello che accade con Cantoscena, curioso progetto musicale nato pochi mesi fa (la pagina Instagram è attiva dal luglio 2025) e presentato come il fortunato ritrovamento di un intero catalogo di canzoni a sfondo erotico, registrate tra il 1937 e il 1989. Un corpus tanto ricco quanto sfrontato, che secondo la narrazione sarebbe stato occultato dai “poteri forti” a causa del suo carattere immorale.Peccato che sia tutto finto. Un falso storico degno del Manzoni, duecento anni più tardi e con l’AI al posto del calamaio. Tutti i brani sono sapientemente generati da un software. In pochi giorni il primo singolo ha spopolato su TikTok, Instagram e Spotify, raccogliendo milioni tra visualizzazioni e ascolti, complice il fatto che molti hanno creduto che si trattasse di un ritrovamento autentico.
Il gusto per il retrò è senza dubbio una cifra inconfondibile del nostro tempo, come ha mostrato Simon Reynolds in Retromania: il presente vive in costante dipendenza dal passato, lo ricicla e lo consuma fino all’osso. A questo si aggiunge la fascinazione per i lost media (di cui ho parlato qua): un mix che ha fatto la fortuna di veri e abili divulgatori, come l’esperto Giuseppe Savoni, in arte DiscoBambino, ed etichette come Disco Segreta. Dalla loro nicchia hanno restituito al grande pubblico brani del passato sull’orlo dell’oblio.

Ma Cantoscena è un altro paio di maniche: qui non si tratta solo di nostalgia o recupero, ma di una retromania reinventata e resa verosimile grazie all’AI, che sfrutta la forza del meme umoristico fino a conquistare playlist editoriali e feed social.
Cantoscena ci mostra un futuro delle AI generative in musica più sfaccettato e imprevedibile di quanto si potesse immaginare. Non si tratta solo di uno strumento di produzione, ma anche di invenzione culturale, di riscrittura della memoria e di gioco umoristico, a cui si aggiunge la facilità con cui si può costruire un immaginario: finte foto d’epoca, finte copertine retrò. La domanda non è più se l’intelligenza artificiale cambierà la musica, ma in quanti modi diversi saprà farlo. Forse sta a noi decidere se restare spettatori di questo passato inventato, o se è più conveniente diventare autori del prossimo.
Pierluigi Fantozzi, 1995, è un musicista. Si è laureato all’Accademia Nazionale del Jazz di Siena, conseguendo il titolo magistrale al Conservatorio di Bologna. Clarinettista, ha militato in formazioni jazz, ma ha coltivato un interesse nei confronti della musica elettronica, collaborando anche con Tempo Reale. Dal 2023, entra a far parte del team di Controradio, per cui ha realizzato interviste a importanti figure della scena musicale internazionale. In veste di speaker radiofonico, è alla guida del suo programma “Passabanda”.