OUT OF BOUNDS

Il più bel film sui videogiochi che (forse) non avete visto

a cura di Matteo Lupetti
Il più bel film sui videogiochi che (forse) non avete visto

“I giochi di strategia son fatti per vincere le guerre perse, no?” osserva Laura (Catherine Belkhodja) nel film Level Five (1997) del regista francese Chris Marker. “Pensavi davvero che una persona possa passare le sue nottate a vedere la storia ripetersi e a convincersi che anche la sua storia personale sia allora giocabile in un modo solo?” In una serie di videodiari, Laura racconta il tentativo di completare l’opera del suo compagno defunto: un videogioco che ricostruisca la battaglia di Okinawa (giugno 1945) tra truppe giapponesi e statunitensi, l’ultimo scontro della Seconda guerra mondiale.

In Fictional Games. A Philosophy of Worldbuilding and Imaginary Play (Bloomsbury, 2022) gli studiosi di videogioco Stefano Gualeni e Riccardo Fassone discutono questi giochi finzionali, giochi che cioè esistono solo come elementi di mondi di finzione (per esempio di un romanzo). Sono giochi che almeno al momento noi non possiamo giocare, magari perché necessitano di tecnologie fantascientifiche o perché sono descritti solo in modo incompleto e vogliono soprattutto porre domande e stimolare la nostra immaginazione. Il gioco di Level Five è due volte incompleto: per noi e per Laura, per cui finirne lo sviluppo diventa a sua volta un puzzle, un gioco. Pure una lotta contro la simulazione stessa. “Perché negli oggetti c’è tale volontà permanente, ostinata, di prendere in giro?” si chiede ancora la protagonista.

Seguendo la ricerca di Laura tra le fonti storiche e attraverso un collage di interviste e testimonianze Marker costruisce all’interno di questa cornice un documentario sulla battaglia, e soprattutto sulle vittime del suicidio di massa ordinato dall’esercito giapponese. Il medium videoludico è qui strumento per fare storia grazie alla sua capacità di rompere e interrogare la linearità della memoria e la sua rappresentazione ufficiale, come fanno anche il montaggio cinematografico stesso e l’ipertestualità con cui Marker sperimenta nel CD-ROM multimediale Immemory (1997).

MATTEO LUPETTI

Matteo Lupetti si occupa di critica di arte, arte digitale e videogioco su testate come Artribune e Il Manifesto e all’estero. Ha fatto parte della redazione della rivista radicale menelique e della direzione artistica del festival di narrazioni di realtà Cretecon. Il suo primo libro è “UDO. Guida ai videogiochi nell’Antropocene” (Nuove Sido, Genova, 2023), rilettura del medium videoludico nell’epoca del cambiamento climatico e all’interno dei nuovi percorsi multisciplinari che mettono in primo piano il non umano e la sua agency.