OUT OF BOUNDS

Super Mario lavoratore nel tardo capitalismo

a cura di Matteo Lupetti
Super Mario lavoratore nel tardo capitalismo

Mario, il celebre protagonista dei videogiochi Nintendo, è un uomo della classe lavoratrice, carpentiere in Donkey Kong (1981) e poi soprattutto idraulico a partire da Mario Bros. (1983). In Rab Sitting (2024) dell’artista italiano Manuel Ghidini si trova sospeso nel vuoto, in piedi su uno dei suoi caratteristici blocchi con un punto interrogativo. La situazione richiama Totally Fucked (Cory Arcangel, 2003), creato modificando Super Mario Bros. (1985) di cui Ghidini invece riutilizza qui solo elementi visivi e sonori, aggiungendo sedie da ufficio che danzano e volano nel cielo. “La sedia è il posto di lavoro ambito, è confortevole ma ha le ruote e quindi pretende una certa dinamicità” ci dice l’artista. La schermata iniziale di Rab Sitting ci incoraggia a raggiungere queste sedie, e per riuscirci possiamo muovere Mario con i tre tasti e la leva in stile slot-machine della macchina che Ghidini ha appositamente assemblato per questo videogioco. Cerchiamo di capirne il funzionamento, tentativo dopo tentativo, ma qualsiasi cosa facciamo Mario sembra destinato a precipitare e morire.

Precipita se ci spostiamo o saltiamo troppo. Precipita se tiriamo la leva. Precipita pure se non facciamo niente: a volte arriva un Pallottolo Bill, il proiettile nemico di Super Mario Bros., e distrugge il blocco su cui ci troviamo. Quando moriamo capita di non perdere vite ma di guadagnarne, senza apparente motivo. Rab Sitting nasce da un’animazione creata da Ghidini per RAB EXPRESS, spettacolo di danza del collettivo Cantiere Idina Who di cui faceva parte. Rab/rob nelle lingue slave è la persona schiava, ed è la radice di rabota/robota (corvée o semplicemente lavoro) e di robot. “Nello spettacolo, rab indicava il lavoratore sfruttato in un contesto digitalizzato” ci spiega Ghidini. Rab Sitting mette in crisi l’ideologia meritocratica di videogioco e lavoro, che si propongono entrambi come ambienti in cui gli sforzi vengono chiaramente ripagati in una progressione (una carriera) lineare.

MATTEO LUPETTI

Matteo Lupetti si occupa di critica di arte, arte digitale e videogioco su testate come Artribune e Il Manifesto e all’estero. Ha fatto parte della redazione della rivista radicale menelique e della direzione artistica del festival di narrazioni di realtà Cretecon. Il suo primo libro è “UDO. Guida ai videogiochi nell’Antropocene” (Nuove Sido, Genova, 2023), rilettura del medium videoludico nell’epoca del cambiamento climatico e all’interno dei nuovi percorsi multisciplinari che mettono in primo piano il non umano e la sua agency.