CLUSTER
Rumore bianco. Due parole sull’impatto del silenzio
di Pierluigi Fantozzi
Cluster esplora i nuovi sensi che si aggregano attorno a correnti musicali del passato e del presente, alle loro estetiche e pratiche. Come l’accordo dissonante da cui prende il nome, Cluster metterà in luce contrasti e accordi del rapporto tra suono e le comunità che si costruiscono attorno ad esso.
Nell’estate del 2021 ero a Bari, vicino al Chiringuito, un famoso bar sul molo della città. Ho il netto ricordo di una persona che mi spiega che per arrotondare utilizza un metodo alquanto insolito: ha distribuito su Spotify un finto album. Tutte le tracce durano pochi secondi: basta farlo andare a ripetizione tutta la notte per accumulare tanti ascolti
Questa storia di un album silenzioso che procurerebbe dei discreti guadagni non era che una leggenda metropolitana, e non ho impiegato molto a scoprirne il proverbiale fondo di verità.
Nel 2014 la band Vulfpeck aveva pubblicato il suo album di debutto, “Sleepify”. L’album era composto da 10 tracce, tutte della durata di 31 o 32 secondi, rigorosamente silenziose. L’invito ai fan era chiaro: “Ascoltatele tutta la notte, a ripetizione. Col ricavato organizzeremo un tour completamente gratuito”. Il tour si fece, ed è inutile dire che Spotify non vide di buon occhio questo glitch nel matrix. In realtà già nel 2014 la piattaforma si adoperò per fare in modo che nessun altro ripetesse un esperimento simile, rimosse l’album e dette loro quanto gli spettava, 20.000 dollari. Quando si dice che il silenzio vale più di mille parole, lo si dice per una ragione.

Sono dello stesso avviso anche i più di mille artisti del Regno Unito che si sono uniti per protestare contro il piano del loro governo che intende concedere alle aziende di intelligenza artificiale l’utilizzo senza vincoli di materiale protetto da copyright. Ci sono anche Kate Bush e Damon Albarn tra coloro che, sotto il nome di “1000 UK artists”, hanno pubblicato un disco dal titolo Is This What We Want?, composto esclusivamente da tracce in cui si sente il rumore ambientale di teatri chiusi e studi di registrazione inattivi. Quel silenzio, secondo chi promuove l’iniziativa, è quello di un futuro in cui non esiste una regolamentazione sull’utilizzo dell’AI nei campi musicali e artistici.
A sua volta, la scelta di riprendere il paesaggio sonoro dei luoghi deputati alla musica non è originale. C’è un precedente illustre che è quello di John Cage, che nel 1952 realizzò 4’33’’, composizione in tre movimenti della durata esatta di 4 minuti e 33 secondi durante i quali lo strumento non suona neanche una nota. Con questa Cage svelò il mondo dei paesaggi sonori: è lo scricchiolare delle sedie, un colpo di tosse a diventare parte della performance.
“Un bel tacer non fu mai scritto”, dicono. ‘Bello’ chissà, ma certamente di significativi ne son stati scritti molti.
SELEZIONE DI ASCOLTI
Pierluigi Fantozzi
Pierluigi Fantozzi, 1995, è un musicista. Si è laureato all’Accademia Nazionale del Jazz di Siena, conseguendo il titolo magistrale al Conservatorio di Bologna. Clarinettista, ha militato in formazioni jazz, ma ha coltivato un interesse nei confronti della musica elettronica, collaborando anche con Tempo Reale. Dal 2023, entra a far parte del team di Controradio, per cui ha realizzato interviste a importanti figure della scena musicale internazionale. In veste di speaker radiofonico, è alla guida del suo programma “Passabanda”.