I timori sempre più diffusi legati all’utilizzo di intelligenze artificiali centralizzate e proprietarie trovano nell’universo open source una possibile soluzione, un orizzonte di speranza per la costruzione di strumenti più trasparenti, etici e comunitari. Ma quale significato si cela dietro l’espressione “modelli di intelligenza artificiale open source”, e chi sono i soggetti incaricati a regolamentare e governare la crescita di questi innovativi strumenti?
Come ormai noto, la recente ascesa dell’intelligenza artificiale nasce dalla convergenza di due fattori: l’enorme quantità di dati generati dalla vita digitale della società contemporanea, facilmente reperibili online, e il continuo progresso della potenza computazionale.
Nel contesto contemporaneo, la questione della sovranità digitale assume un ruolo strategico, incidendo direttamente sulla capacità di governi e istituzioni di gestire dati, infrastrutture e tecnologie in modo autonomo. Secondo Fausto Gernone, economista della concorrenza specializzato in ecosistemi digitali, l’Europa sconta oggi un ritardo strutturale frutto di decenni di disattenzione verso temi che si rivelano sempre più centrali per la propria autodeterminazione tecnologica e politica.
L’ampliamento delle possibilità progettuali in architettura passa attraverso un’espansione della conoscenza della realtà. In questo scenario, l’intelligenza artificiale, con la sua doppia natura esplorativa e generativa, si afferma come uno strumento capace di plasmare nuove forme e alimentare nuove conoscenze. Ma, come accade ogni volta che ci si addentra in territori inesplorati, ogni passo avanti richiede un saldo consolidamento dello spazio appena conquistato. Per quanto invisibile e impalpabile, lo stesso processo si sta verificando con l’IA. La creazione di nuovi scenari impone la necessità di ridefinire gli schemi etici, essenziali per orientare le scelte future e stabilire criteri con cui misurare la qualità dei nuovi processi.
Per quanto il funzionamento degli algoritmi di machine learning possa sembrare astratto e difficile da decifrare, essi si basano su una serie di processi strutturati che li rendono vulnerabili a minacce specifiche. Comprendere i rischi a cui sono esposti questi strumenti è fondamentale per sviluppare una maggiore consapevolezza nel loro utilizzo.
George Guida, ricercatore allo Harvard Laboratory for Design Technologies, è co-fondatore di ArchiTAG e xFigura. Esperto di IA in architettura, integra tecnologia e design, con progetti globali e accademici.
La promessa originaria di Internet, ossia uno spazio libero e aperto di aggregazione e partecipazione democratica, è stata tradita. È questa la tesi al centro del saggio Riavviare il sistema. Come abbiamo rotto Internet e perché tocca a noi riaggiustarla del giornalista e consulente esperto di media e tecnologia, Valerio Bassan, pubblicato da Chiarelettere nel 2024.
Non molto tempo fa, un caso ha portato all’attenzione pubblica il potenziale impatto negativo dei chatbot. Due genitori hanno denunciato un’azienda AI dopo che l’interazione con uno di essi avrebbe indotto i loro figli a immaginare e discutere dei piani per ucciderli. La vicenda è senza dubbio inquietante, ma è anche lecito supporre che un comportamento simile possa riflettere dinamiche familiari e sociali preesistenti – un dubbio che pare non sia passato per la mente dei due genitori.
A differenza delle grandi invenzioni del passato, che erano tangibili e visibili, gli algoritmi operano in modo opaco, nascosti dietro un complesso linguaggio matematico. In un momento storico in cui queste entità digitali non solo osservano, ma influenzano le nostre vite quotidiane la necessità di fare luce su questi meccanismi è diventata una necessità. Claudio Agosti (vecna) nasce come hacker autodidatta nel secolo scorso, e la parte della sfida che lo affascina è come l’umanità può utilizzare la rete come strumento di liberazione e disintermediazione. Per questo, crittografia, peer to peer, aggiramento della censura e critica al potere nel digitale sono il suo pane quotidiano.
Uscire dalla pandemia è stato come svegliarsi in un’altra epoca. Improvvisamente ciascuno di noi ha avuto a disposizione intelligenze artificiali capaci di risolvere problemi complessi, generare immagini di ogni tipo o persino scrivere e interpretare canzoni.