Internet Slang
di Camilla Fatticcioni
Nel mondo digitale contemporaneo emergono creature linguistiche ibride e surreali, simboli di una comunicazione criptica e generazionale che si sviluppa tra algoritmi, censura e creatività collettiva.
Sembra essere di origine italiana il fenomeno dei “Brain Rot Animals”, creature generate dall’intelligenza artificiale e battezzate con nomi assurdi su TikTok e Instagram: un tipo di humor criptico, comprensibile solo a vive da dentro l’ecosistema dei social di ultima generazione. Questo fenomeno è espressione di una tendenza globale: la formazione di sottoculture linguistiche online, che creano dialetti digitali tanto inclusivi per gli iniziati quanto ermetici per gli altri. Un linguaggio online che diventa sempre di più una barriera generazionale e segno distintivo di appartenenza a una nicchia digitale. In Occidente questo fenomeno nasce da meccanismi di engagement algoritmico che premiano il bizzarro e il surreale; in Cina, l’umorismo criptico è invece prima di tutto una strategia di sopravvivenza politica online.
Sappiamo bene che il primo vero “incontro” tra utenti occidentali e sfera digitale cinese è avvenuto con il fenomeno dei TikTok Refugees su Rednote: molti utenti americani infatti avevano espresso di sentirsi disorientati sul famoso social network cinese. Il web cinese è un mondo a parte, visto che la maggior parte delle app e dei siti popolari in occidente non sono disponibili a causa della censura del Great Firewall. Ed è così che il linguaggio dei netizens cinesi è una barriera per eludere i filtri della censura del governo, che spesso invita gli utenti a inventare mezzi di comunicazione alternativi, un linguaggio del web che si carica di codici, metafore, giochi di parole e meme.
In Cina l’animale meme per eccellenza è un tipo di Alpaca Boliviana, nota come “Grass Mud Horse”. Il “Grass Mud Horse” nasce come scherzo linguistico su Baidu Baike, l’enciclopedia online cinese, all’inizio del 2009. Il suo nome in cinese (草泥马, cǎonímǎ) gioca sull’assonanza con la parolaccia “cào nǐ mā” (肏你妈), ossia “fuck your mother”. In Cina i giochi di parole basati su omofonia sono un pilastro dell’umorismo popolare, tanto da alimentare barzellette, monologhi comici e meme diffusi sui social network.
Questo animale fittizio fa parte di un gruppo di dieci “creature mitiche” create apposta per prendere in giro i filtri anti-volgari di Baidu: nomi inventati che alludono a imprecazioni, ma che non attivano i sistemi di censura automatica perché scritti con caratteri diversi e toni differenti.
Soprannomi politici come “习三连” (Xí sān lián, “tre colpi di Xi”) permettono di evocare Xi Jinping senza nominarlo direttamente
Durante le proteste anti-lockdown del 2022, soprattutto a Shanghai, gli attivisti hanno scelto il “Grass Mud Horse” come simbolo di dissenso: lo hanno raffigurato in striscioni e performance di strada per sfidare la censura e rivendicare libertà di espressione. Ogni nuovo evento politico o scandalo dà vita a un neologismo che, per un occhio non addestrato, appare innocuo ma nasconde critiche esplicite al governo. Un altro esempio è il “River Crab” (河蟹, héxiè), omofono di 和谐 (héxié), “armonia”, usato per denunciare la censura statale definita “armoniosa”. Il termine “五毛党” (wǔmáodǎng, “Partito dei cinque centesimi”) ironizza invece sui commentatori online pagati per propaganda pro-governo, presunti riceventi di 0,5 yuan a post.
Soprannomi politici come “习三连” (Xí sān lián, “tre colpi di Xi”) permettono di evocare Xi Jinping senza nominarlo direttamente, evitando i filtri , mentre il paragone con “Winnie the Pooh” (小熊维尼, xiǎoxióng wéiní) rimane invece un meme pericoloso, dato che il simpatico orsetto Disney è ormai nella lista nera della censura cinese.
Strumento di commento politico è anche l’intelligenza artificiale. Recentemente sui social media cinesi circolano meme generati IA che prendono in giro gli americani per i dazi di Trump: un finanziere singhiozza mentre cuce un calzino; Batman e Spider-Man assemblano macchinari; il presidente Donald Trump e il vicepresidente J.D. Vance cuciono cappelli rossi in una fabbrica.
I netizens cinesi non si sono dimenticati dei pinguini delle isole australiane, anch’essi soggetti a dazi: interi eserciti di pinguini con cappellini rossi “Make America Go Away” generati IA hanno invaso il social Rednote in una protesta di massa contro Trump.
Questi esempi mostrano come il web plasmi dialetti digitali, immagini e parodie che rafforzano il senso di comunità tra iniziati e al contempo talvolta erigono barriere culturali e generazionali. Sebbene l’immagine sia stata a lungo uno strumento di comunicazione universale, capace di andare al di là delle barriere linguistiche, sul web anche le immagini assumono significati e valenze diverse. In un futuro in cui l’intelligenza artificiale genererà meme sempre più sofisticati, assisteremo a un’escalation di codici linguistici e alla nascita di un linguaggio comprensibile solo online. Questo nuovo linguaggio digitale, alimentato da algoritmi e creatività collettiva, potrebbe diventare una forma di espressione predominante, influenzando non solo la comunicazione quotidiana ma anche la percezione della realtà stessa.
Camilla Fatticcioni
Studiosa di Cina e fotografa. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla ha vissuto in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hangzhou interessandosi di archeologia e laureandosi nel 2021 con una tesi sull’iconografia Buddista delle grotte di Mogao a Dunhuang. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea Cinese, Camilla collabora con alcune riviste e cura per China Files la rubrica Chinoiserie.