LA RIVOLUZIONE ALGORITMICA
Il copyright ha vinto
di Francesco D'Isa
Uno sguardo critico e filosofico sull’intelligenza artificiale e la sua influenza su società, cultura e arte. La rivoluzione algoritmica si propone di esplorare il ruolo dell’AI come strumento o co-creatore, interrogando i suoi limiti e potenzialità nella trasformazione dei processi conoscitivi ed espressivi.
La notizia della causa intentata da Disney e Universal contro Midjourney sancisce ufficialmente ciò che era già evidente da tempo: la guerra sul copyright nel campo dell’AI generativa verrà vinta dai grandi detentori di diritti. Non è un caso che siano scesi in campo i pesi massimi — gli stessi che ci hanno regalato l’estensione a 70 anni post mortem del copyright (e, se avessero potuto, anche a 90). E lo fanno solo quando sono sicuri di vincere: infatti hanno attaccato un pesce piccolo e non OpenAI o altri.
Il segnale era già chiaro: tutte le big tech stanno stringendo accordi con i grandi editori. Suona ironico che questi ultimi ora si dipingano come paladini degli artisti, quando in realtà a guadagnare saranno, come sempre, solo i vertici. Il caso del New York Times che, dopo aver fatto causa a OpenAI, stringe accordi per il training dei modelli con Amazon, è emblematico. Non sarà certo una pioggia di denaro per i giornalisti, ma che importa, basta dipingersi come “i buoni”.
Gli anti-AI esulteranno, convinti che così si stia mettendo un freno a questo strumento pericoloso. Ovviamente non è così. Le AI non spariranno: saranno solo più care e meno libere. Le big tech pagheranno i big del copyright, come sta già accadendo. Il denaro scorrerà, abbondante, ma solo nelle solite tasche. Gli unici che forse possono tirare un sospiro di sollievo sono quelli con abbastanza potere contrattuale da impedire l’uso delle loro opere nei dataset. Per tutti gli altri? O hai venduto i tuoi diritti a un editore, o buona fortuna nel denunciare un colosso se scopri di essere finito nel training set. Il diritto d’autore è un meccanismo economico, non ontologico.

Qualcosa cambierà anche nel mondo delle AI, ma non nel senso che alcuni sperano. Il modello economico si adatterà. Alcune aziende cadranno, altre verranno inglobate. I costi saliranno, così come i bias (meno dati = più bias). Ma crescerà anche la domanda per strumenti personalizzabili e flessibili. È la direzione in cui l’AI creativa si sta già muovendo da tempo.
Gli irriducibili fan artist useranno tool open source o pagheranno licenze (a valle o a monte) per generare cose “alla Star Wars”. Chi vuole sperimentare sul serio userà altri mezzi: LoRA, estrazioni di stile, modelli multimodali, e tutto ciò che verrà.
Insomma: non cambia molto praticamente. Cambia molto simbolicamente. L’occasione per un’AI libera è stata persa (e forse non è mai stata realistica). Sarebbe bastato esentare i modelli open source (anche commerciali) dal copyright, o almeno sarebbe stato un buon inizio. Ma in un contesto in cui persino gli anticapitalisti si aggrappano al copyright (uno strumento notoriamente capitalista) era difficile sperarci.
Il lato positivo è che finalmente possiamo archiviare questa guerra sul diritto d’autore. Se Disney/Universal/NYT/whoever hanno pagato, allora tutto è “a norma”. Gli artisti sono protetti e compensati (Ops!). Ora che il copyright non può più essere usato per fermare le AI, torneranno con più forza le altre critiche, ma almeno questa si archivia e potremo lavorare con più tranquillità. Non si potrà fare Darth Vader, lo faranno solo le AI della Disney, o quelle pirata.
Francesco D’Isa
Francesco D’Isa, di formazione filosofo e artista digitale, ha esposto internazionalmente in gallerie e centri d’arte contemporanea. Dopo l’esordio con la graphic novel I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato saggi e romanzi per Hoepli, effequ, Tunué e Newton Compton. Il suo ultimo romanzo è La Stanza di Therese (Tunué, 2017), mentre per Edizioni Tlon è uscito il suo saggio filosofico L’assurda evidenza (2022). Le sue ultime pubblicazionio sono la graphic novel Sunyata per Eris edizioni (2023) e il saggio La rivoluzione algoritmica delle immagini per Sossella editore (2024). Direttore editoriale della rivista culturale L’Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste, italiane ed estere. È docente di Filosofia presso l’istituto Lorenzo de’ Medici (Firenze) e di Illustrazione e Tecniche plastiche contemporanee presso LABA (Brescia).